A sentir nominare gli zoccoli, i desiani che oggi hanno una certa età accostano inevitabilmente la parola “Dügana”.
Dügana, risultato ultimo di una serie di storpiature del termine “Vicanalia” che stava ad indicare il luogo dei pascoli comuni, situato ad oriente, al di fuori del fossato delimitante il borgo di Desio. Terra di contadini, o meglio, di gente che lavorava le terre di proprietà di conventi, pievi, feudatari e da tutti considerati servi della gleba, gente da fatica, quasi animali da lavoro. Il loro stato ha un’unica denominazione: miseria. La miseria accentuata da continue gravezze, tributi e tassazioni, in particolare imposte dai nobili. Da qui lo scaturire di odio e risentimento verso “quelli della piazza”, con accese rivalità appena sopite ai giorni nostri. Sintomatico il fatto che i contadini della “Dügana” non si sentono di condividere con gli abitanti della piazza nemmeno il luogo di culto: in mezzo alle loro case edificano un oratorio, una delle prime chiese sorte in Desio, assolutamente autonoma (tanto che nelle relazioni delle visite pastorali verrà costantemente sottolineata la presenza, in questo luogo, del fonte battesimale). A differenza delle chiese coeve, solitamente intitolate ai Santi Pietro, Stefano e Lorenzo, l’oratorio della “Dügana” viene dedicato a San Bartolomeo, un santo che, in un certo senso, costituisce motivo di consolazione per il popolo della “Dügana” avendo egli subito il martirio mediante scorticazione, dà corpo ad una condizione ancora peggiore di quella dei contadini.
Questo estraniarsi dalla vita dal borgo è causato dal fatto che i nobili, Barbarossa insegna, lusinghino con promesse i contadini quando necessita la loro collaborazione, salvo ributtarli nella condizione di miseria quando il loro aiuto non sia più indispensabile. I contadini riescono, però, a farsi riconoscere una rivendicazione: il loro aiuto sarà determinante durante la Battaglia di Desio che segnerà la fine del Comune e l’avvento della Signoria nelle terre di Milano, e dà il diritto di calzare gli zoccoli ovunque, cosa fino a quel momento assolutamente proibita in quanto il rumore degli zoccoli era motivo di fastidio e di disturbo per la selvaggina.
E’ probabile che questo avvenimento abbia dato via all’inscindibile binomio Dügana e zoccoli (o meglio “zacuròtt”). Con i colori del loro Santo e calzando i “loro” zoccoli, i contadini della “Dügana” evidenziano la presenza della contrada al “Palio degli Zoccoli”.
Ricerca storica effettuata da: Giuseppe Rusnigo
