Il Palio degli Zoccoli di Desio, voluto per promuovere e realizzare la rievocazione storica della battaglia di Desio (21 gennaio 1277), nasce nel 1989. Esso si propone quale evento in grado di sollecitare, riscoprire e salvaguardare le origini e le identità culturali della nostra città. Al buon livello d’insieme della manifestazione, che sin dall’inizio è riuscita a suscitare l’interesse dei media, è coinciso un successo di pubblico che è andato via via aumentando nel succedersi delle varie edizioni, tanto da ampliare sensibilmente la portata, originariamente locale, del bacino di utenza dell’evento. Oggi il Palio di Desio può dunque essere considerato, indubitabilmente, di carattere regionale.
“I VILLAN CO’ LORO ZOCCOLI FAN PIU’ RUMOR CHE LE CARRETTE IN UNGARIA”
Prima della storica battaglia di Desio, ai “popolani” era vietato l’uso di qualsiasi tipo di calzature. Solo dopo i sessantacinque anni di età veniva consentito fasciare i piedi con bende e stracci. Questo per non turbare la quiete e la selvaggina in un “centro” considerato di villeggiatura e di caccia.
I Visconti consentirono invece l’uso degli zoccoli: secondo la tradizione locale(tradizione?) Ottone Visconti, vincitore, fa il suo ingresso a Desio accolto dal rumore festante degli zoccoli dei desiani, stanchi di dover sottostare e pagare l’occupazione da parte di Napo della Torre.
Da qui, nel 1989 l’idea di rievocare l’avvenimento del quale sono proprio gli zoccoli i protagonisti; il primo, timido gradino della scala che ha consentito ai “Nostri Avi” di passare dalla condizione di Servi della Gleba alla dignità di Uomini.
PROCLAMA
Riportiamo di seguito il Proclama che fece esplodere il malanimo nella popolazione di quel tempo, che si ribellò e tenne gli zoccoli ai piedi nonostante la proibizione:
“… disponiamo che nelle terre del borgo di Desio sia fatto divieto a chiunque, nobile o plebeo, di recarsi in qualunque modo a caccia, e di attraversare dette terre calzando ai piedi o altre calzature con suola di legno : pena l’ammenda di cinque terzuoli di buona mistura; nel caso di recidiva, vengano inflitti cinque tratti di corda se uomo, o la pubblica fustigazione se femmina…”.
Il giorno del Palio i seicento figuranti con i loro tipici costumi, tra cui armigeri, dame e cavalieri, rievocano le origini delle 11 contrade storiche della città, condotte da Ottone Visconti. Non manca lo sconfitto, Napo della Torre, rinchiuso in una gabbia trainata da una coppia di buoi.
Il corteo storico parte da Villa Cusani-Traversi-Tittoni e sfila lungo le principali vie della città per raggiungere piazza Conciliazione, luogo della disputa del Palio. Qui undici coppie di atleti in rappresentanza delle contrade, con gli zoccoli ai piedi si sfidano in una corsa a staffetta intorno alla piazza e alla basilica per aggiudicarsi l’ambito vessillo.

Ogni popolo affonda le sue radici in un tessuto culturale. La sua storia si incide nella mentalità, negli usi e costumi, nelle valutazioni e giudizi e nei valori di fondo a cui si ispirano le sue scelte fondamentali. Desio, città di storia autentica, crocevia delle più disparate esperienze conserva ancora oggi tracce di questa storia nel tessuto e nella vita della sua gente.
Il Palio vuole richiamare i valori culturali della nostra città sia nella loro espressione originaria, sia negli sviluppi ulteriori, sia nella sintesi della vita attuale. Il Palio non è una commemorazione di fatti, è una celebrazione di vita vissuta e partecipata nella complessità di storia di gente della Brianza.
Il Palio vive oggi nella sua gente la continuazione e lo sviluppo della sua originalità.
VESSILLO
Il Vessillo, emblema del premio del Palio, è il drappo premiato fra tutte le opere proposte, ideate ed eseguite dagli alievi del Liceo Artistico Collegio Arcivescovile Pio XI.
Realizzato da: Eleonora Casati
TROFEO