San Giovanni

I Cacciatori
Corporazione
I Cacciatori
Colori
Marrone /Giallo
Maniero
Parrocchia San Giovanni Battista
Maestri
Gaetano Romeo
Iris Caimi
Contradaioli
P. Aloe
F. Tomasi
Palii vinti
1991 III° Edizione
Nella piana che da Desio si estende verso occidente domina incontrastata la selva.
Unico segno della presenza dell’uomo, la strada dritta che conduce a Bovisio, la località che deve il suo nome al luogo di stazionamento dei buoi adibiti allo spostamento delle vettovaglie e delle masserizie per conto delle milizie romane permanentemente insediate a Desio.
Dopo che ai romani si sono avvicendati i Longobardi ed i Franchi di Carlomagno, questa strada si è ridotta a poco più che una labile traccia di un sentiero; la selva ha ripreso il sopravvento.
Anche se non è stato trovato nessun segno di culto né al dio Silvano né a Diana cacciatrice, qui si trova luogo il regno indiscusso della selvaggina.
Selvaggina estremamente abbondante, al punto che, fino a pochi decenni or sono, ancora circolava la leggenda che la notte da queste parti le lepri passeggiassero tenendosi sottobraccio.
Leggenda che oggi ci strappa un sorriso, ma non ci fanno sorridere le condizioni in cui trascorre l’esistenza la gente del luogo durante il dominio della signoria milanese. Al contrario dei romani che consideravano la cacciagione “cosa di nessuno”, i signori di Milano la ritenevano di loro esclusiva proprietà e ne proibivano assolutamente la cattura da parte di chicchessia.
Nonostante le proibizioni, la popolazione locale, soprattutto perché spinta dal bisogno, continua nell’attività della caccia; sfidando le leggi e le continue intimidazioni, con le “grida” che minacciano tratti di corda ed altri tormenti a chiunque venga sorpreso in questo esercizio illegale.
Purtroppo proliferano anche le delazioni, incentivate dal fatto che le autorità promettono agli “informatori” la metà delle multe comminate a coloro che malauguratamente incappano nelle maglie della “giustizia”.
Il desiano dei “Boschi” è costretto a sviluppare ulteriormente la sua abilità nell’irretire i pennuti e nel tendere le trappole alla selvaggina da pelo, deve raddoppiare il coraggio nell’affrontare le cariche feroci dei cinghiali, ma soprattutto deve fare ricorso a tutta l’accortezza per sfuggire all’occhio grifagno della delazione.
La nobile contrada di San Giovanni, nella rievocazione storica del “Palio degli Zoccoli”, ostenta l’avvedutezza, l’abilità, il coraggio, la fierezza dei suoi cacciatori, nel cui intimo qualche volta si avverte un poco di nostalgia, un briciolo di rimpianto per il tempo in cui le lepri “andavano a braccetto”.
Ricerca storica effettuata da: Giuseppe Rusnigo
